In chiusura del mese di Maggio, mese dedicato alla Vergine Maria, condividiamo la riflessione di una nostra sorella Oblata che dedica il suo tempo alla visita delle persone sole, ammalate e anziane.
LA PASTORALE DELLA CONSOLAZIONE
La pastorale della consolazione è la pastorale a servizio delle persone che vivono situazioni di sofferenza e di disagio per tanti motivi: l’anzianità, la solitudine, l’abbandono, la malattia fisica e talvolta anche quella psichica, la precarietà della vita, l’emarginazione…
L’Oblata di Maria Vergine di Fatima che opera in questo settore così delicato sa che ogni suo gesto, ogni sua parola, ogni suo silenzio deve nascere da un cuore che ama, deve sgorgare dallo stesso cuore di Cristo, cuore compassionevole, cuore pieno di tenerezza e di delicatezza.
Il grande modello dell’oblata è la Vergine Maria, come Lei, ella desidera mettersi alla scuola di Gesù, come Lei l’Oblata desidera non lasciare cadere nel nulla nessuna parola e nessun gesto di Gesù.
L’oblata sa che più starà a contatto intimo e personale con Gesù, come Maria, più Lui conformerà il suo povero cuore al Suo cuore pieno di amore e di compassione. Pertanto ogni piccolo o grande servizio dell’oblata in questo ambito pastorale inizia in ginocchio ai piedi di Gesù.
Con questo cuore arricchito dalle grazie del Cielo l’oblata si reca “in fretta” - come il passo sollecito della Vergine Maria che va a visitare santa Elisabetta - e con il rosario in mano, nel luogo del suo apostolato: la parrocchia, le abitazioni delle persone anziane e ammalate, la casa di riposo, l’ospedale….
Lei sa che ogni persona che incontrerà è “una terra” sacra, è un mistero, è un dono per lei e per la società pertanto si avvicina alla persona sempre in punta di piedi, con profondo rispetto, con amore e si mette in suo ascolto, un ascolto non tanto fatto con le orecchie ma con il cuore.
L’Oblata accanto alla persona ammalata o in situazione di fragilità offre la sua vicinanza, i suoi gesti di tenerezza, la sua parola di conforto. L’Oblata con la sua presenza e la sua parola desidera portare - a questi cuori afflitti, sconsolati, immersi nel buio - speranza, luce, senso...Ella spesso accoglie il grido di queste persone, lo porta nel suo cuore, nella sua preghiera davanti al Tabernacolo. Desidera soprattutto portare a tutti la Luce di Cristo, l’Amore di Cristo, la Parola di Cristo, la Vita Nuova di Cristo.
L’Oblata è abitata dalla sete redentiva che è nel Cuore stesso di Cristo, e dunque non solo aspira ad offrire una vicinanza e un’amicizia umana, ma anche e soprattutto desidera offrire loro un aiuto spirituale, mettersi al servizio della loro salvezza. Pertanto, là dove è possibile, l’Oblata promuove la visita del sacerdote ai capezzali di queste persone affinché possano ricevere il conforto di una sua parola e dei sacramenti: del sacramento della confessione, della Comunione e dell’unzione degli infermi.
Spesso la suora oblata stessa è ministro straordinario della Comunione e può a sua volta, grazie a questo sacramento, portare alla persona un grande conforto spirituale, una forza nuova per affrontare e accettare la situazione di limite nella quale si trova.
L’Oblata inoltre, cosciente del valore salvifico della sofferenza, educa con delicatezza i destinatari del suo apostolato, a scoprire la fecondità della sofferenza. Sì, il cuore oblato è custode di questo grande segreto: ogni sofferenza, unita con fede e amore ai patimenti di Cristo, è redentiva, è gravida si salvezza!
Prima di congedarsi dalla persona visitata l’Oblata non manca di offrirle un’ultima carezza, un’ultima parola di conforto, un’ultima preghiera, seminando così nel cuore della persona ammalata o sofferente il desiderio di avvicinarsi sempre più a Dio, di scoprire la bellezza del Regno dei Cieli e l’infinito Amore di Dio per lei. Con profonda gioia e gratitudine nel cuore, l’Oblata rientra in comunità, certa che il Signore le ha dato anche in quel giorno la possibilità di vivere la sua vocazione più profonda: essere “apostola della Redenzione”!